Scopriamo cos’è il reskilling e perché metterlo in atto è priorità aziendale
Il termine reskilling è ormai sulle scrivanie di tanti uffici di risorse umane e con esso si intende l’aggiornamento e la formazione dei propri dipendenti al fine di fare loro acquisire determinate capacità per lo svolgimento di mansioni nuove e diverse.
I responsabili HR stanno comprendendo sempre più chiaramente quanto sia importante portare avanti progetti di reskilling per le risorse aziendali, mappando le competenze attuali e quelle necessarie per aggiornarsi e adeguarsi rapidamente a ciò che chiede il mercato.
Cosa si intende per reskilling e perché ci coinvolge tutti
La digitalizzazione, l’automazione e i progressi dell’intelligenza artificiale stanno diventando uno dei perni globali delle attività lavorative ed è tale rivoluzione che ha iniziato a settare nuovi standard. Le aziende moderne hanno l’assoluta necessità di adeguarsi se il loro obiettivo è quello di rimanere competitivi nel mercato e per farlo non possono che dare priorità alla riqualificazione delle proprie risorse.
Come mostra il rapporto del McKinsey Global Institute “Jobs lost, jobs gained: Workforce transitions in a time of automation“, i lavoratori che saranno affetti dall’adozione delle nuove tecnologie arriveranno addirittura a 375 milioni entro il 2030, causando una forte scossa alla loro idoneità nel mercato del lavoro. Tra i paesi più avanzati saranno gli Stati Uniti ad essere i più coinvolti con 64 milioni di persone impattate, mentre la Cina, con 102 milioni di lavoratori, guiderà la classifica dei paesi in via di sviluppo.
Tali numeri ci fanno capire quanto le competenze dei lavoratori siano in realtà influenzabili da una società che muta e che nessuno, dalle potenze economicamente più forti o a quelle in crescita, sia immune alla sfida che il reskilling ci pone: per stare al passo con i cambiamenti dobbiamo puntare sulla riqualificazione di skills necessarie.
Una sfida inesplorata
Sempre il McKinsey Global Institute, nel report sopracitato, sottolinea come la sfida del reskilling sia qualcosa di simile al fenomeno avvenuto con il passaggio dal lavoro agricolo a quello industriale. Grazie alla rivoluzione industriale si è passati da un’attività prettamente rurale a quello nelle fabbriche, cambiando per sempre l’economia e generando nuova forza lavoro. Per la rivoluzione tecnologica sta accadendo lo stesso, ma con modalità ancora più incredibili.
Rispetto ai fenomeni passati possiamo infatti delineare tre caratteristiche principali:
- la sfida di oggi si svolge su un territorio poco esplorato e in costante evoluzione.
- I precedenti cambiamenti nel mondo del lavoro sono avvenuti nel corso di un lungo periodo di tempo, ora invece le nuove tecnologie corrono e diventano obsolete allo stesso tempo.
- Proprio a causa della velocità di questi cambiamenti, la necessità di aggiornare le competenze dei lavoratori diventa prioritario.
Risulta evidente come le sfide apportate dal cambiamento moderno siano ancora da esplorare, ma sappiamo che l’elemento portante per seguirne il flusso sia l’aggiornamento costante delle qualità professionali dei nostri team. Per questo motivo HR e i trainers devono poter conoscere e realizzare processi di reskilling interni per permettere a tutti i professionisti, a prescindere dall’età, dall’anzianità lavorativa e dal settore, di formarsi e rimanere competitivi sul mercato.
Le differenze tra upskilling e reskilling
Quando si parla di aggiornamento delle competenze in ambito professionale, è fondamentale distinguere tra upskilling e reskilling, nonostante entrambi mirino al miglioramento delle abilità dei lavoratori. Ma cosa si intende esattamente per reskilling?
Il reskilling, o “ristrutturazione delle competenze”, è il processo attraverso il quale i lavoratori acquisiscono nuove competenze che li rendono idonei a svolgere un ruolo completamente diverso all’interno della stessa organizzazione o in un nuovo settore. Al contrario, l’upskilling, o “aggiornamento delle competenze”, si riferisce al processo di miglioramento delle competenze esistenti di un individuo per rendere il suo ruolo attuale più efficace. Questo è spesso legato ai cambiamenti introdotti dai progressi dell’intelligenza artificiale e da altre tecnologie avanzate che richiedono nuovi livelli di competenza tecnica e analitica.
La principale differenza tra upskilling e reskilling risiede quindi nel focus: il primo mira a ottimizzare le competenze esistenti, mentre il secondo si concentra sull’acquisizione di abilità completamente nuove. Questa distinzione è cruciale per le organizzazioni che intendono implementare strategie di formazione efficaci.
l reskilling non può più aspettare
L’attuazione di programmi di riqualificazione e aggiornamento delle competenze aziendali è una necessità più che mai attuale. Il non investire in tali processi di formazione significa rischiare l’esclusione da un mercato sempre più fluido e competitivoEd è qui che entra in gioco il ruolo degli HR: cercare di porre l’accento su cosa valorizza il reskilling, e sull’urgenza che si presenta di fronte alle aziende globali di attuare piani di reskilling il prima possibile, proponendo soprattutto modalità formative smart, digitali che rispettino il flusso lavorativo corrente.
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